giovedì 23 febbraio 2012









Mamma sarta (solo per la famiglia dopo il matrimonio) quindi tessuti, fili, aghi, spilli, forbici ecc. giravano perennemente per casa e, soprattutto, tanti avanzi di stoffe di tutti i colori e generi.Ne consegue che uno dei miei passatempi preferiti, dopo la lettura, era cucire vestiti per le bambole o bandiere per giocare "agli indiani" con mio fratello. E poi, come per la maggior parte delle bambine di allora, pezzi quadrati di cotone su cui era stampato un disegno facile.... e via col punto erba !

Tutte queste cose mi piacevano molto....fino a che,alla scuola media, ho iniziato le lezioni di "economia domestica" durante le quali (e a casa come compito) si dovevano ricamare punti ajour e cose simili e qui, proprio perché mi veniva imposto, ho avuto la prima grossa crisi di rigetto.

Il colpo di grazia mi è stato poi assestato quando, a Verzuolo (dove papà era maresciallo dei caramba) per evitare che passassi le giornate a giocare in piazza mamma mi ha spedita dalle suore della Burgo (la cartiera,sì) perchè imparassi a ricamare. Tregenda!!! Non solo non si poteva parlare ma dovevamo pregare o cantare mentre impugnavamo gli aghi. Inutile dire che, nel giro di pochi giorni, mi hanno cacciata perchè non riuscivano a domare la mia già allora incontenibile "verbal diarrhoea".

Per anni basta aghi, poi all'università, un po' grazie al femminismo ma anche per imitazione delle amiche virtuose, ho cominciato a lavorare a maglia........... povero il Min che,volente o nolente, riceveva in dono maglioni irlandesi da me fatti con amore(??) ed era costretto a sfoggiarli per evitare le mie rimostranze.Peraltro, tanto per farmi sapere quanto li apprezzava ,li indossava per qualche minuto a ferragosto con una temperatura intorno ai 35° per dimostrarmi che non erano utili!!!

(segue nella prossima puntata)

Nessun commento:

Posta un commento