Mamma sarta (solo per la famiglia dopo il matrimonio) quindi tessuti, fili, aghi, spilli, forbici ecc. giravano perennemente per casa e, soprattutto, tanti avanzi di stoffe di tutti i colori e generi.Ne consegue che uno dei miei passatempi preferiti, dopo la lettura, era cucire vestiti per le bambole o bandiere per giocare "agli indiani" con mio fratello. E poi, come per la maggior parte delle bambine di allora, pezzi quadrati di cotone su cui era stampato un disegno facile.... e via col punto erba !
Tutte queste cose mi piacevano molto....fino a che,alla scuola media, ho iniziato le lezioni di "economia domestica" durante le quali (e a casa come compito) si dovevano ricamare punti ajour e cose simili e qui, proprio perché mi veniva imposto, ho avuto la prima grossa crisi di rigetto.
Il colpo di grazia mi è stato poi assestato quando, a Verzuolo (dove papà era maresciallo dei caramba) per evitare che passassi le giornate a giocare in piazza mamma mi ha spedita dalle suore della Burgo (la cartiera,sì) perchè imparassi a ricamare. Tregenda!!! Non solo non si poteva parlare ma dovevamo pregare o cantare mentre impugnavamo gli aghi. Inutile dire che, nel giro di pochi giorni, mi hanno cacciata perchè non riuscivano a domare la mia già allora incontenibile "verbal diarrhoea".
Per anni basta aghi, poi all'università, un po' grazie al femminismo ma anche per imitazione delle amiche virtuose, ho cominciato a lavorare a maglia........... povero il Min che,volente o nolente, riceveva in dono maglioni irlandesi da me fatti con amore(??) ed era costretto a sfoggiarli per evitare le mie rimostranze.Peraltro, tanto per farmi sapere quanto li apprezzava ,li indossava per qualche minuto a ferragosto con una temperatura intorno ai 35° per dimostrarmi che non erano utili!!!
(segue nella prossima puntata)
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